25 ottobre 2005
Dal lessicale al semantico; il futuro (incerto) dei motori di ricerca.


Il ‘mistero’ delle mazze da baseball
Ma che cosa c’è che non va nei motori di ricerca attuali?

Cominciamo con un esempio:

Se cerco ‘comprare mazze da baseball’ su Google, la prima pagina visualizzata è la seguente:

http://www.webmarketingstrategico.com/pay_per_call_3.html

Si tratta di un articolo (del sottoscritto) che contiene le parole ‘comprare’, ‘mazze’ ‘da’ e ‘baseball’, ma che non è di nessuna utilità a chi desidera comprare una mazza da baseball.

Qualsiasi persona senza deficit intellettivi capisce che l’intenzione di chi cerca in un motore con la keyword ‘comprare mazze da baseball’ è intenzionato a comprare delle mazze da baseball. Perché Google non lo capisce? Semplice, perché Google è – come tutti gli altri – un motore di ricerca ‘lessicale’ e non un motore di ricerca ‘semantico’. Nel linguaggio fra uomini le parole servono per significare concetti e infatti abbiamo una differenza sostanziale fra significante e significato. Il significante è la parola ‘nuda e cruda’, il significato è quello che essa ‘indica’. Per esempio, un significante può voler dire due significati diversi a seconda della lingua che stiamo parlando. “Burro” in italiano è un alimento, in portoghese è un animale (l’asino). Allo stesso tempo, un significato può essere ‘indicato’ da diversi significanti, della stessa lingua (sinonimia) o di lingue diverse; quindi “mazze da baseball” e “baseball bats” significano esattamente la medesima cosa.

Ora, se chiamassimo un numero di telefono e richiedessimo il numero di telefono di un negozio che vende mazze da baseball, saremmo molto frustrati (per usare un eufemismo) se la persona dall’altro capo del telefono ci indicasse il numero di un ufficio che si occupa di marketing e che tempo fa ha pubblicizzato delle mazze da baseball in carbonio.

La stessa frustrazione dobbiamo provarla per i motori di ricerca che ancora non sono in grado di ‘capire’ quello che stiamo cercando.

Un altro esempio (sempre egocentrico); cercate su Google la keyphrase (ovverosia successione di keyword): “campioni di golf”; secondo voi che cosa cerca un navigatore che digita “campioni di golf” nel form di un search engine? Io dico che può cercare qualcosa che ha a che fare con il golf e più specificamente qualcosa che ha a che fare con i campioni di golf, senza specificarne la nazionalità. Non si tratta quindi più di una ricerca orientata all’acquisto (come in quella precedente delle ‘mazze da baseball’, sarebbe molto ‘costoso’ comprare un campione da golf), ma più generica, orientata comunque verso uno sport specifico (il golf) e i suoi campioni. Ci aspetteremmo quindi di trovare pagine di siti che parlano di Tiger Woods and company e invece… no; il primo sito visualizzato è ancora una volta un sito di marketing che – per fare un esempio di come non dovrebbero funzionare i motori di ricerca – utilizza proprio l’esempio dei “campioni di golf”.

La pagina infatti è la seguente:

http://www.webmarketingstrategico.com/gsst_meta_2.html

Possiamo essere soddisfatti di questi risultati?

Certamente no.

Gli altri motori di ricerca sono migliori?

No.

Il fatto che le SERP (Search Engine Result Pages) per le keyphrase testè citate (mazze da golf e campioni di baseball) contengano decine di migliaia di pagine tra cui ‘cercare’ i siti ‘giusti’ ci aiuta?

No.

La ‘lessicalità’ dei motori di ricerca attuali va infatti ‘a braccetto’ con la quantità dei risultati di ricerca. Torniamo all’esempio della telefonata; poniamo che stiate cercando un ristorante giapponese; chiamate e dall’altra parte vi sentite dire: “Abbiamo a disposizione 30.000 numeri di telefono che trattano in qualche maniera di ristoranti giapponesi; non sappiamo se siano dei ristoranti giapponesi, ma in qualche maniera vi hanno a che fare; vuole che la metto in contatto con qualcuno di questi?”; saremmo estremamente frustrati da questa risposta e certamente non riterremmo il servizio valido. Invece è proprio ciò che accade nei motori di ricerca. Solo che nei motori di ricerca non abbiamo nessuna ‘signorina o ‘signorino’ con cui lamentarci e a cui chiedere consiglio; quindi che cosa facciamo? Diamo un’occhiata ai titoli e alle descrizioni visualizzati e clicchiamo, ‘sperando in bene’; ovviamente la prima occhiata è dedicata ai primi siti visualizzati, perché riteniamo (sbagliando) che i primi risultati visualizzati siano quelli più attinenti con la nostra ricerca. La teoria è buona; purtroppo non funziona.


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