25 ottobre 2005
Dal lessicale al semantico; il futuro (incerto) dei motori di ricerca.


EChi usa Internet usa i motori di ricerca; i dati internazionali parlano di circa un 95%, ma ritengo che siano stime per difetto, è, infatti, inimmaginabile navigare il Web senza usare (anche ‘accidentalmente’) un motore di ricerca. Lo stesso non si può dire di tutti gli altri ‘tipi’ di siti; i portali, i market place, gli e-mall, le pagine bianche, gialle e via dicendo.

I motori di ricerca sono il ‘cuore’ del web, perché chi naviga lo fa per cercare (prima di comprare o prima di non comprare, prima di sapere o di non sapere) e il modo più semplice per trovare ciò che ci importa è (attualmente) quello di usare un motore di ricerca. Allo stesso tempo, i motori di ricerca sono anche il ‘cuore economico’ di Internet perché i motori di ricerca sono stati riconosciuti, ormai da molti anni, come lo strumento più efficace ed economico (anche se non l’unico) per trovare nuovi clienti, per fidelizzare i vecchi e per recuperare quelli che si sono persi per strada.

Purtroppo, il successo e l’affermazione dei motori di ricerca nel Web non sono stati seguiti da una rapida evoluzione dei meccanismi e dell’efficacia. Detto in poche parole, i motori di ricerca non hanno seguito lo sviluppo del Web o, per meglio dire, non hanno mantenuto le promesse (implicite) del passato, un ritardo veramente straordinario se pensiamo che la web industry è molto più dinamica (quindi veloce) della industria classica del software e che i motori di ricerca ne rappresentano la punta di diamante; questa dinamicità è inoltre confermata anche dai ‘movimenti’ economici che ci sono stati negli ultimi sette, otto anni nel mondo dei motori di ricerca… Siti-società precedentemente leader (pensiamo a Lycos, il primo motore di ricerca o Altavista, che sembrava essere destinato a una leadership eterna) esistono soltanto come nome, senza essere più annoverabili fra i big player del mercato internazionale o nazionale. Contestualmente, ci sono stare numerosissime fusioni e acquisizioni, pensiamo a GoTo, poi Overture, acquistato da Yahoo (acquistando così anche il vecchio Altavista che già da anni aveva perso la sua autonomia), pensiamo a Espotting, acquistata da Findwhat e diventata poi Miva, pensiamo a tutte le feature che sono state introdotte nei motori di ricerca sia da un “customer point of view”, sia da uno “user point of view”: il pay per click, il pay per lead (il tentativo ancora fallimentare di Snap.com), la ricerca per immagini, per filmati, per brani musicali, la ricerca di immagini satellitari e quella dei video; a un’occhiata superficiale potrebbe apparire che di ‘cose’ ne sono state fatte moltissime. In parte è vero, ma si tratta di ‘passi avanti’ quantitativi e non qualitativi. In sostanza, l’ultima vera ‘rivoluzione’ nella web search c’è stata sette anni fa con la nascita di Google.com.

Il Web di oggi non è più quello di due anni fa e tanto meno quello di sette anni fa, ma il più famoso motore di ricerca oggi esistente – Google – è rimasto fermo a sette anni fa e chi lo rincorre nella corsa al search engine marketing (e market) non sembra essere abitativamente differente, ma solo quantitativamente meno frequentato.

In questo articolo parlerò principalmente di Google, ma solo perché è il ‘primum inter pares’ di tutti i search engine utilizzati attualmente. Ciò che vale per Google vale anche per Msn search, Yahoo search, Aol search, Ask Jevees (ora solo ‘Ask’) etc.


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